mercoledì 29 maggio 2013

Un piccolo parere - Quando civiltà e Expo possono (devono) venirsi incontro

In Italia ormai chiunque ha una ricetta per rilanciare il paese. Non averne una equivale all'emarginazione, un po' come perdere una puntata di una serie tv o di un reality. Dai periodici alle emittenti TV, c'è un gran vociare di pareri contrapposti, ognuno con proposte più o meno praticabili che potrebbero "rivoluzionare" la situazione. Una strenua, interminabile partita di ping-pong in cui nessuno fa squadra nel seguire il medesimo obiettivo con coerenza e determinazione, ma lo zigzagare la fa da padrona. Così gli articoli di giornale o le interviste, una volta su tre, si chiudono con frasi come "speriamo serva da esempio per rilanciare il paese". Intanto i nomi si succedono rapidamente, si cerca invano un eroe che possa cambiare la situazione: Monti, Renzi, Letta, una giostra di successioni, e ogni giorno che un nuovo nome compare nei titoli, l'opinione pubblica da una parte spera che questi avrà "le palle" per cambiare tutto (ma non è lui, il singolo, a "cambiare tutto" -sempre che di cambiare si tratti). Ci si appella a ogni piccolo lume, sperando che l'andazzo cambi: se un importante economista dice che l'Italia nel 2014 sarà un significativo attore della situazione economica, subito si spera. Se per un giorno lo spread è in calo, si grida vittoria (poi il giorno dopo il divario si fa ancor più vertiginoso).


In questo panorama dove c'è solo chiacchiericcio e una strana forma ibrida di illusione (sperare quasi cinematograficamente nell'arrivo del classico eroe con quattro palle che ribalti la situazione) mista a disillusione (parlare male e con cinismo di tutto: politica, industria, società, senza più dare il beneficio di credere in qualcuno o qualcosa), se non ti fai una tua idea (il tuo ricettario per la crescita economica) non sei nessuno, non puoi partecipare ai dibattiti stile Uomini e Donne di ogni giorno. Se non ti fai un'idea, punti sul cinismo, sui luoghi comuni: c'è l'indifferente (un ignavo che è la categoria peggiore) e c'è il finto indifferente, il cinico disilluso che ricorda l'asino Benjamin dell'orwelliano Animal Farm.



In questo panorama, l'Italia ha in mano più scommesse. Una di queste è ovviamente Expo 2015. Giorno dopo giorno si grida al disastro, si cercano i colpevoli, si dimettono personaggi, se ne congedano altri e se ne destituiscono di nuovi. L'attuale AD Sala è stato nominato super-commissario con poteri speciali da pochissimo: si doveva aspettare di avere l'acqua alla gola per fare qualcosa che si poteva fare molto tempo prima e avrebbe concesso tempi più elastici, lavori migliori, meno margini di incertezza (il maltempo interminabile degli ultimi mesi non è a favore). Ma la cosa peggiore di Expo sono i continui confronti e le lagne: c'è il folle che non può a fare a meno di confrontare Milano con Shangai (la classica "tutte le linee di metro costruite a Shanghai per Expo 2010 e noi per le 2015 non riusciremo ad averne due") -dimenticando non solo le grandi differenze, ma anche che noi abbiamo a che fare con una grave recessione, la Cina al contrario ha un tasso di crescita da far rizzare i capelli e tiene in mano importanti debiti internazionali, come quello statunitense - e chi si lamenta perché quel palazzo non è abbastanza alto, perché a Porta Vittoria non si costruisce più l'immensa biblioteca, perché Santa Giulia ha avuto tutti gli scandali che ha avuto.
La verità è che lamentarsi del particolare periodo sfigato che ci è capitato (crisi e tutto il resto) e del continuo inceppamento di lavori (e la progressiva cancellazione della maggior parte di essi: la linea M4 che nei progetti si è accorciata sempre più, fino ad arrivare a due fermate; la circle line che doveva sfruttare il tracciato di parte della S9 e delle ferrovie, ma che è saltata; i ritardi in tutti i maxicantieri come Porta Nuova, CityLife, Santa Giulia, Porta Vittoria; e via dicendo), dovuto perlopiù a problemi congeniti che in Italia da sempre arrugginiscono i progetti anzitempo (una burocrazia logorante, una trafila giudiziaria che crea lunghi e interminabili ricorsi, appalti truccati o dati per truccati), lascia il tempo che trova.
Continuare a lagnarsi non migliorerà la situazione.
Se pensiamo che portare a termine questa scommessa (Expo2015) e vincerla voglia dire emulare altri grandi paesi (come la Cina ha fatto per Shanghai e il Brasile sta facendo per mondiali e olimpiadi, e come il vincitore per Expo2020 farà in quel caso, visto che i candidati sono Turchia, Emirati Arabi, Russia, Brasile e Thailandia), abbiamo perso in partenza. L'Italia non è certo una superpotenza come Cina o Brasile, non ha il tasso di crescita turco, non ha le ricchezze degli Emirati. E se crediamo di poter rivaleggiare, di poter riguadagnare uno spazio nell'Olimpo fin troppo patinato di quei paesi che di soldi ne hanno fin troppi (ma hanno anche una povertà più allargata e abissale, vedi India, Cina, Brasile), sbagliamo tutto e meritiamo di perdere. Porta Nuova è un bellissimo progetto, ma quando Michele Masneri, in un articolo su IL ("Intelligence in Lifestyle", del Sole 24 Ore) nel numero di febbraio 2013, parla dell'"invidia di Londra per i grattacieli milanesi che ormai sono di più e sono più belli", probabilmente scherza perché un paragone con la capitale britannica non c'è e non ci deve essere.
Il problema di un paese così intrigante e affascinante come l'Italia, così allungato e tanto intriso di agonismo e competitività impresse nel DNA da una cultura calcistica, è il voler gareggiare su tutto.
Non avremo un Expo dorato. Non sarà un evento patinato e spettacolare, non avrà le grandezze smisurate (eccessive?) di Shanghai e una cerimonia come quella orchestrata da Zhang Yimou. Non avrà nemmeno i lavori londinesi delle Olimpiadi, come il maxicomplesso di Stratford.
Ma perché, esiste una sola strada? Se l'Italia è il Belpaese, lo deve dimostrare seguendo possibilità alternative. Il tema "Nutrire il pianeta. Energie per la vita" è congeniale a questa possibilità. Accontentiamoci delle metropolitane che abbiamo e cerchiamo piuttosto di ottimizzare i trasporti pubblici dove è possibile. Riqualifichiamo il centro storico, totalmente allo sbando, prima ancora di pensare a MilanoFiori Sud. E anziché puntare su opere mastodontiche, giacché anche mezzo CityLife si sta congelando e molti grattacieli sono in ri-progettazione, puntiamo su possibilità nuove, alternative. La storia ci insegna che abbiamo saputo realizzare meglio quando abbiamo saputo "arrangiarci" con quel poco che abbiamo, rispetto a quando ci siamo perennemente lagnati e abbiamo chiesto sempre più soldi.


E piuttosto che creare a vostra volta una ricetta economico-politico-sociale che possa, a parer vostro, cambiare le sorti dell'Italia (ma che non prende in minima considerazione il blocco totale di uno mexican stand-off tra tutti gli attori in gioco), e che è piuttosto una pastella infarcita e leggermente variata di ingredienti che avete preso alla rinfusa dai vocioni del Mondo, dell'Economics, del Sole 24 Ore, cerchiamo semplicemente di fare qualcosa nel nostro piccolo.
A me Milano piace ed è per questo che mi piace anche l'idea di migliorarla. Cerco di lamentarmi poco delle istituzioni, perché anche loro hanno i loro problemi e perché ad accusare e trovare capri espiatori siamo buoni tutti, ad assumere responsabilità non è buono nessuno, e questo additare non cambia nulla. Allora, nel mio piccolo, cerco di fare quel poco che si può fare: mi iscrivo alle associazioni per la pulizia dai graffiti (le tag orribili che imbrattano i muri belli o brutti dei palazzi) e cerco di dare una mano; quando qualcosa non va, posto online le foto, su UrbanFile o sul forum dei Consigli si Zona (perché le Amministrazioni li leggono e più volte hanno preso spunto per correggere quei due o tre problemi); quando trovo un bicchiere di plastica per terra o un giornalaccio abbandonato per strada, non dico sempre eh, ma qualche volta lo butto. Vorrei poter fare di più, vorrei poter fare come quei cittadini che in via Rosales hanno preso spontaneamente cura di un'aiuola (Milano diventerebbe bellissima in meno di un mese, se solo un quarto dei cittadini lo facesse). Ma in realtà basta poco: basta essere civili. Nessuno vi chiede di pulire i graffiti o sistemare le aiuole, di buttare i rifiuti o segnalare i guasti. Basta solo non essere incivili. Non dare calci sui mezzi pubblici, che già non sono una meraviglia. Non dare calci a lampioni, cartelli, o ai vetri, alternativamente rotti (e rotti restano per decenni). Non sbraitare offese a destra e a manca solo per parlare male di tutti: avere fiducia. Dare fiducia per riottenere fiducia. Se siete in giro in macchina e non trovate parcheggio e alla fine la piazzate accavallata a un marciapiede, pazienza, nessuno ve ne fa una colpa, ma chiedetevi: era proprio necessario uscire con la macchina? Milano è l'unica città italiana veramente autosufficiente per trasporti pubblici. Che bisogno c'è di andare in macchina? Fatevi un favore: risparmiatevi (e risparmiateci) benzina, traffico, nervoso e ricerca del parcheggio. Con una manciata di spiccioli o anche meno potete muovervi con l'ottimo sistema milanese. Più mezzi pubblici = Meno macchine, Meno traffico, Meno inquinamento, ma anche = più soldi per ATM e Comune = mezzi più efficienti. Meno traffico in centro è un bene in tutti i sensi, consente che nuovi spazi vengano riqualificati e restituiti alla gente (magari eliminando una corsia, o quei parcheggi in più che, un giorno, spero, diventino un po' più obsoleti).

La semplicità è alla base di tutto.
Stanno completando le corsie preferenziali di 90 e 91. Stanno completando la M5 e preparando l'interscambio tra Passante e Metro a Forlanini. Stanno completando la metrotranvia tra Duomo e Rozzano. Stanno per fare una mini-metro a Santa Giulia. E re-istituiranno la linea tramviaria circolare 29/30 appena i lavori a Garibaldi e Monumentale finiranno. Avete 15 linee notturne nei weekend e anche i radiobus. Ora le bici si possono portare anche in metro e i punti BikeMI sono quasi ovunque. Stanno installando sempre più banchine per la ricarica di auto elettriche.
Ma che c'avete da lamentarvi e rombare in centro con la Mini?

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