venerdì 13 dicembre 2013

Zona Duomo - L'ascensore della discordia

L'ascensore è stato ritenuto inopportuno dalla sovrintendenza, però indispensabile per le finanze della Fabbrica del Duomo e occasione da non perdere per l'evento EXPO.

Presentato a Palazzo Marino il progetto dell'ascensore temporaneo (tempo previsto due anni) per rendere l'accesso alle terrazze della Cattedrale più semplice.

«Il nostro obiettivo è rendere accessibile il Duomo ai turisti e ai disabili». I vertici della Veneranda Fabbrica, il direttore Gianni Baratta e l’architetto Benigno Mörlin Visconti in rappresentanza del presidente Angelo Caloia, hanno spiegato le finalità dell’iniziativa chiedendo «tempi rapidi e certi per una decisione, che sia positiva o negativa».

In sala consiliare l’architetto Paolo Caputo, al quale due anni fa la Veneranda aveva chiesto il progetto, ne ha illustrato i dati tecnici chiarendo che non ci saranno interferenze con il sottosuolo e con la metropolitana. La questione più delicata, su cui i consiglieri hanno incalzato i relatori, riguarda i tempi di permanenza della struttura: «Noi abbiamo un impegno di 24 mesi con gli sponsor - spiega Baratta - che coprono i 4 milioni di costo della struttura. Ma gli ascensori possono poi venire smontati nel giro di dieci giorni, a meno che la città e le istituzioni preposte valutino che debbano rimanere. Anche la Tour Eiffel all’inizio avrebbe dovuto essere provvisoria». L’accordo con gli sponsor è chiaro: coprono tutte le spese in cambio della pubblicità durante i mesi di cantiere e dell’introito del 20 per cento dei biglietti.

La sovrintendenza di sicuro ha ragione, questa struttura è di sicuro impatto visivo. Forse è la scelta di dove sarà costruita la torre-ascensore su di un lato così visibile come quello nord della cattedrale. Forse lo avessero realizzato a sud avrebbe un impatto minore, il lato nord è più visibile anche da chi proviene da Corso Vittorio Emanuele.

Il traliccio verrebbe costruito con tubolari metallici spessi 14 centimetri, con un sistema di anelli e tiranti per tenere assieme la struttura. Dal punto di vista figurativo richiama «il tema dei rami di alloro o di vite, elemento decorativo tipico del gotico, con una densità che sfuma verso l’alto». Le cabine di cristallo si fermeranno sotto il terzo ordine di guglie, a 48 metri d’altezza, mentre il traliccio sarà fissato a un “dado” di cemento armato alto 70 centimetri, a sua volta ancorato a 32 pali che sprofondano nel terreno, che in quel punto non è roccioso, quindi perforabile.

Articoli da Il Corriere della Sera e da La Repubblica.





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