mercoledì 12 marzo 2014

Milano - Le bici abbandonate

Carcasse di bici abbandonate ovunque in città rimangono spesso a lungo ancorate a pali e ringhiere.

La strategia di Palazzo Marino è figlia di questa consapevolezza: «Bisognava dare una svolta. Il recupero di rottami di biciclette è un gesto importante per incentivare la ciclabilità e ridurre gli elementi di disordine nel paesaggio cittadino». Sono stati necessari quattro anni di burocrazia amministrativa per risolvere le questioni giuridiche (secondo quali criteri si può stabilire lo «stato di abbandono» di un mezzo?) e scrivere il nuovo regolamento. Ecco i parametri individuati: telaio distorto, mancanza di ruote, manubrio e catena. In assenza di questi componenti una bicicletta può essere definita «inutilizzabile».
Il nuovo corso è partito il 7 gennaio scorso. In questa prima fase di sperimentazione i vigili urbani hanno lavorato d’intesa con l’Amsa: i primi identificavano le biciclette da candidare alla rimozione, gli operatori ecologici si occupavano dalle procedure di smaltimento. Tra i due passaggi viene concessa una «tregua» di venti giorni: il tempo offerto all’eventuale proprietario per leggere l’avviso giallo appiccicato al telaio («La presente bicicletta, visto il cattivo stato...») e salvare la propria bici dalla destinazione in discarica. La seconda fase, quella social , è partita ieri. Restano invariate le modalità di recupero dei mezzi, ma nel processo di segnalazione ora possono entrare direttamente i cittadini.
Negli Internet store, i negozi virtuali, è online da ieri la versione aggiornata dell’applicazione «Puliamo» rilasciata dall’Amsa. In fondo alla schermata iniziale è apparsa la voce «BiciclaMi» (accompagnata dal logo di una bici stilizzata). Da questa sezione si apre una schermata dedicata al recupero dei rottami: «Scatta una foto e segnala la presenza di biciclette abbandonate sul territorio cittadino». Sono richiesti: nome, cognome, email e numero di telefono. Bisogna indicare almeno uno di questi status: assenza di entrambe le ruote; assenza del manubrio; assenza di catena o altre parti indispensabili al funzionamento; deformazione totale o parziale del telaio. Ultimo step: allega la foto e invia. L’asse d’intervento polizia-Amsa assume così la forma di una triangolazione. Dopo la segnalazione del cittadino, i vigili raggiungono la bici «sospetta» e posizionano l’adesivo giallo. È l’ultima chiamata. Venti giorni per reclamarla o il ferrovecchio sparisce.


 
Notizia estratta dal Corriere della Sera




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